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Un figlio osserva l'inesorabile invecchiare della madre, il decadere del corpo e della mente, l'affievolirsi della memoria fino a scomparire, la perdita di capacità fisiche come il movimento e l'articolazione del linguaggio, culminante nell'afasia e in una pressoché totale immobilità; e la madre, nel disperato tentativo di opporsi a questo processo e nelle possibilità che esso provoca e permette, fa affiorare implacabilmente la parte più segreta di se stessa. Ne scaturisce uno strano colloquio, fitto e teso, in cui, nonostante fraintendimenti e sconnessioni, si forma una nuova visione della loro storia, una focalizzazione completamente inattesa della loro esistenza. Cesare Lievi racconta con grazia e ammirevole lucidità quelli che probabilmente sono i momenti più intensi di un rapporto tra madre e figlio, in cui l'amore, la devozione, la presa di coscienza dell'inizio della fine, si fanno struggente cronaca e intimo diario del sentimento filiale.